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Villa Dotti

Architettura

Le origini

L’area che oggi ospita Villa Dotti era un tempo nota come Ca’ del Bosco, un paesaggio fra boschi, paludi e corsi d’acqua plasmati dal Brenta. Nel 1406, la Serenissima Mise all’asta queste terre confiscate ai Carraresi, e Rambaldo Capodivacca si aggiudicò una parte dei fondi. Alla sua morte, le proprietà passarono alla figlia Francesca, che sposò Dolo Dotti, dando così inizio al legame con la famiglia Dotti (o Dauli), da sempre legata a leggende antiche e al territorio.

Prospettiva Villa Dotti

La famiglia Dotti

La casata era originariamente conosciuta come Dauli o Dotti de’ Dauli, vantando origini mitiche legate alla fondazione di Padova grazie alla figura di Antenore.
La loro nobiltà fu sancita nel 1081 quando furono ammessi al Nobile Consiglio della città.
Tra i membri più illustri, Zambone Dauli fu soprannominato “Dotto” per la sua cultura e per aver istituito il regolamento di feste e mercati a Prato della Valle nel 1310: fu questo appellativo che nel tempo sostituì il nome stesso della famiglia.
Ma il protagonista qui è Dolo Dotto, capace di imprimere un segno concreto sul territorio: bonificò paludi, valorizzò pascoli e campagne, consolidando la presenza della famiglia nella zona.

stemma Dotti

Le funzioni

Partita da un’abitazione semplice affacciata sul fiume, la “casa di Dolo” si trasformò in una elegante villa rinascimentale. Le mappe del Seicento e del Settecento la rappresentano come un edificio su tre piani, dotato di loggiato e scalinata monumentale, inserito in un tessuto di masserie, giardini, orti e abitazioni rurali annesse — testimonianza dell’integrazione tra vita agricola e prestigio nobiliare.

Il territorio

Un tempo le terre che oggi accolgono Villa Dotti erano conosciute come Ca’ del Bosco, un luogo sospeso tra natura selvaggia e campi da coltivare. Qui si alternavano boschi fitti, zone paludose e radure erbose, mentre l’acqua modellava il paesaggio creando stagni effimeri e canali naturali. Era un territorio di confine, difficile ma fertile, che trovava nel Brenta la sua linfa vitale.

Il Brenta collegava infatti Padova a Venezia e costituiva un corridoio strategico per il commercio, il trasporto delle merci e la circolazione delle persone. Lungo le sue rive si svilupparono mulini, squeri per la costruzione e la riparazione delle barche, ponti e sistemi idraulici complessi che regolavano le acque e permettevano lo sfruttamento agricolo del territorio.

All’interno di questo quadro, la futura Villa Dotti si inseriva come punto di riferimento non solo residenziale ma anche produttivo: intorno alla casa padronale si estendevano orti, giardini, case coloniche e terreni coltivati, creando un microcosmo autosufficiente che dialogava continuamente con il Brenta e con i traffici della Riviera.

Ca’ del Bosco e la villa erano quindi parte integrante di una rete più ampia: quella delle ville venete lungo il Brenta, nate come luoghi di villeggiatura dei nobili veneziani ma, al tempo stesso, centri di produzione agricola e nodi di potere locale.

Ca del Bosco - Dolo
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